martedì 13 agosto 2013

Odiel di Raymond Queneau

Copertina di Odile
Riflessioni sugli artisti
Penso che gli artisti ( e credo di parlare con congnizione di causa in quanto mi annovero tra loro) siano buoni presi singolarmente.
Mi spiego meglio, o almeno ci provo. Mettendo insieme gruppi di artisti facilmente si ottengono i risultati descritti in modo canzonatorio in questo libro da Queneau. Il gruppo di Anglarés si presenta un po' ridicolo nei suoi ritrovi a parlare del nulla, puri esercizi di stile vuoti ed inutili, contrapposti poi all'amore vero e concreto per Odile del protagonista. Odile da il nome a questo libro ma di lei si parla ben poco, una figura evanescente che serve solo a fare da contrapposizione in quanto "vita vera" rispetto ai discorsi che porta via il vento.
Spesso nei gruppi artistici si parla e si straparla sul niente. Le cose che non hanno valore lo acquistano proprio in virtù del fatto di non averlo e viceversa. Certo viene da dire che se gli artisti non si fossero agglomerati tra loro a discutere sul nulla non si sarebbero formati i movimenti che hanno fatto la storia dell'arte moderna...
E' altrettanto vero che spesso le idee vere è una persona sola che le ha e gli altri stanno intorno a fare il coro.
Personalmente mi confronto poco con i colleghi e forse un po' mi manca, anche se le rare volte che mi ritrovo in gruppi artistici mi trovo come un pesce fuori dall'acqua, decisamente non a mio agio.
Ma torniamo al libro in questione, l'ho trovato ironico in modo elegante, mai tagliente o sarcastico, decisamente francese. Per le atmosfere mi ha ricordato un altro libro che avevo già letto, scritto in epoca molto più recente di questo: Il caffè della gioventù perduta di Modiano. Entrambi non hanno smosso i miei entusiasmi ma si è trattato comunque di una lettura piacevole.

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