mercoledì 6 gennaio 2021

Ragionevoli dubbi di Gianrico Carofiglio

 Lingua: Italiano

Numero di pagine: 299
Formato: Paperback
Altre lingue: mostra
ISBN-10: 8838921466
ISBN-13: 9788838921469
Data di pubblicazione: 01/01/2006

 

 

 

Ragionevole

Dopo mesi di abbandono della lettura ricomincio a leggere con un libro da riposo. Questo è un buon giallo nello stile Carofiglio, con pochissima suspance e un po' di riflessioni sul sistema giudiziario italiano. Tuttavia rimane una piacevole lettura non troppo impegnativa, senza eccessi di entusiamso  e di profondità. Sinceramente non saprei che altro aggiungere su questo libro se non che si tratta di una lettura poco impegnativa, adatta a periodi in cui non si cercano grandi drammi o grandi considerazioni filosofiche rimanendo tuttavia in un ambito di letture di buona qualità.

Cuore di Cane di Mikhail Bulgakov

 

Cuore di cane
Di Mikhail Bulgakov
Editore: Newton Compton (Live)
Lingua: Italiano | Numero di pagine: 128 | Formato: Paperback | In altre lingue: (altre lingue)
Isbn-10: 8854152684 | Isbn-13: 9788854152687 | Data di pubblicazione: 30/05/2013
Traduttore: Viveca Melander

Dopo un paio di mesi quasi senza leggere ho ripreso in mano gli occhiali da lettura per questo piccolo romanzo che si legge in un ora o poco più.

Non sono una fanatica di Bulgakov, non rientra decisamente nelle mie corde, tuttavia devo ammettere che ha dei pregi sia a livello satirico che fantastico.

Ho trovato il racconto abbastanza disturbante, non so se si possa annoverare tra i romanzi distopici, ma in realtà mi ha dato sensazioni simili ad altre letture di quel genere che ho fatto in precedenza..

Tra le varie riflessioni ed insegnamenti che possiamo trovare in questa lettura posso dire che se dovessi riassumerne il concetto in una frase lapidaria sarebbe questa: MEGLIO UN BUON CANE DI UNA CATTIVA PERSONA.

Il commesso Di Bernard Malamud

 

Il commesso
Di Bernard Malamud
Editore: Minimum Fax
Lingua: Italiano | Numero di pagine: 327 | Formato: Paperback | In altre lingue: (altre lingue)
Isbn-10: 8875215170 | Isbn-13: 9788875215170 | Data di pubblicazione: 2013-10-xx | Edizione 1
Traduttore: Giancarlo Buzzi ; Prefazione: Marco Missiroli

 

Purtroppo ho dedicato poca attenzione a questa lettura... è un libro capitato in un momento particolare della mia vita, infatti se per anni ho letto anche un libro a settimana questo me lo sono portato da gennaio fino a marzo, perchè la sera non sto praticamente leggendo più... Quindi a dire il vero sento che questo mio commento sarà un po' annacquato poichè la lettura diluita in così tanto tempo a mio avviso è scialba.

Nell'insieme il libro mi è piaciuto, anche se non posso certo annoverarlo tra i miei preferiti, la scrittura è scorrevole e per essere un libro che parla di Ebrei è alquanto "sportivo".

Potrebbe essere un libro molto triste e avvilente leggendo la trama, ma di fatto io non l'ho trovato poi così negativo...certo non si parla di vincenti ma tuttavia vi ho trovato una speranza di fondo che lascia comunque con buona predisposizione di animo.

Non vi dirò che non potrete vivere senza averlo letto, comunque mi sento di consigliarvelo seppur in modo tiepido.

Le uova del drago di Pietrangelo Buttafuoco e le stroncature di Michela Murgia

 Stamani ho visto un video di Michela Murgia nel quale stroncava un libro di questo autore e mi sono ricordata che anni fa avevo iniziato a leggere un suo romanzo e che lo avevo mollato quasi subito. Evidentemente non lo avevo ritenuto degno nemmeno di essere inserito nel blog perché qui non c'era nemmeno tra i libri abbandonati, però ho ritrovato cosa avevo scritto sulla piattaforma Anobii...

 

 

Reduce dalla lettura de "La Mennulara" ho pensato bene di restare in Sicilia ma ho trovato uno stile che mi ha quasi infastidito. Il modo di scrivere sarà anche colto ma, o è quel colto talmente elitario che me tapina non comprendo, oppure è un travestito da colto che dietro una scrittura arzigolata nasconde un'incapacità di suscitare emozioni.
La descrizione iniziale della protagonista mi sembra paragonabile a quella di romanzetti di terz'ordine, sembra quasi di trovarsi di fronte a wonder woman. Si afferma che il personaggio di Eughenia sia realmente esistito e che la storia di cui Buttafuoco scrive sia vera...beh scritta così mi pare poco credibile.

Ovviamente tra la mia vecchia recensione e l'intervento di Michela Murgia a "Quante Storie" su Rai Tre sull'ultimo libro di questo autore c'è un abisso... comunque sulla vacuità e misoginia di questo autore credo siamo d'accordo...

A tal proposito voglio linkare qui il video della stroncatura ad opera di questa donna e scrittrice fantastica che io stimo e seguo con ammirazione.

LINK AL VIDEO

Il gattopardo di G.Tomasi di Lampedusa 

 

Il Gattopardo
Di Giuseppe Tomasi di Lampedusa
Editore: Feltrinelli Lingua: Italiano | Numero di pagine: 304 | Formato: eBook | In altre lingue: (altre lingue)Isbn-10: 8858808835 | Isbn-13: 9788858808832 | Data di pubblicazione: 10/12/2012

 

 

Musicale e struggente ☆☆☆☆☆

Questo non è un libro, è musica, ho pensato non appena ho letto questa frase:

“Ma il giardino, costretto e macerato fra le sue barriere, da profumi untuosi, carnali e lievemente putridi, come i liquami aromatici distillati dalle reliquie di certe sante; i garofanini sovrapponevano il loro odore pepato a quello protocollare delle rose ed a quello oleoso delle magnolie che si appesantivano negli angoli; e sotto sotto si avvertiva anche il profumo della menta misto a quello infantile della gaggía ed a quello confetturiero della mortella; e da oltre il muro l'agrumeto faceva straripare il sentore di alcova delle prime zagare.”

Proseguono le mie letture di quelli che ormai sono veri e propri classici della letteratura, e ogni volta continuo a stupirmi, chissà perchè, della bellezza di queste opere letterarie... ovviamente avevo visto il famosissimo film di Luchino Visconti tratto dal libro ma, seppur ammaliata da esso, non avevo inteso la portata di questo romanzo. Del film ricordo la bellezza dei costumi, di Claudia Cardinale e di Burt Lancaster ( Alain Delon sinceramente non mi ha mai fatto palpitare...) ma nel libro ho trovato una bellezza musicale nel narrare la storia, un senso di struggente disfacimento che nella pellicola cinematografica a mio avviso non emergono.

Che dire, è un libro che va letto e anche ascoltato, non è male la versione di Ad Alta voce Radio Tre, anche se troppo infarcita di spezzoni musicali, ma se non avete voglia di leggere il testo meglio che nulla anche quella...

Non aggiungerò commenti ulteriori, rimarco soltanto la perfetta esposizione ad opera di Tomasi di Lampedusa, riferita ad un'epoca di passaggio in cui i gattopardi cedono il passo alle iene e dove tutto cambia per rimanere uguale; riporto inoltre l'ultima frase metaforica ed emblematica di tutto il libro:

“Mentre la carcassa veniva trascinata via, gli occhi di vetro la fissarono con l'umile rimprovero delle cose che si scartano, che si vogliono annullare.
Pochi minuti dopo, quel che rimaneva di Bendicò venne buttato in un angolo del cortile che l'immondezzaio visitava ogni giorno. Durante il volo giú dalla finestra la sua forma si ricompose un istante: si sarebbe potuto vedere danzare nell'aria un quadrupede dai lunghi baffi, e l'anteriore destro alzato sembrava imprecare.
Poi tutto trovò pace in un mucchietto di polvere livida.”
Giuseppe Tomasi Di Lampedusa. “Il Gattopardo”

Il popolo dell'abisso di Jack London 

 

Reportage ☆☆☆

Anche stavolta mi sono affidata solo ed esclusivamente all'ascolto del Podcast di Ad Alta voce Rai TRE, per motivi che non sto a spiegarvi sto leggendo un po' meno in questi ultimi tempi, i cartacei vanno a rilento e gli audiolibri supportati dalla lettura ebook pure... quindi anche in questo caso la lettura è solamente un ascolto senza sottolineature e citazioni.

Non credevo che Jack London avesse scritto anche libri di questo genere e quando ho ascoltato il podcast sono rimasta sorpresa dalla tematica affrontata.

Per certi versi mi ha ricordato Il Mare non bagna Napoli  di Anna Maria Ortese (del quale vi consiglio di leggere il commento che ho linkato) anche se questo romanzo-documentario è stato scritto molto tempo prima; di fatto i problemi sono più o meno gli stessi, gli stessi che ci portiamo dietro ancora oggi in posti diversi della terra, ma simili e ripetuti i problemi migrano durante le epoche senza esauririsi, la povertà e l'emarginazione a quanto pare non si estinguono.

L'autore evidenzia le condizioni dei quartieri poveri di Londra, in cui non si trovano spiragli di luce, luoghi in cui solo per il fatto di nascervi non hai scampo nè possibilità di una vita migliore. Come già ho scritto in molti miei commenti la letteratura serve anche a capire che certe cose non cambiano nel corso della storia,  si ripetono all'infinito indipendentemente dalla volontà del singolo... civiltà che si evolvono ed altre che regrediscono a fasi alterne, ed in tutto questo l'uomo che si trova nella parte sbagliata del mondo ne paga le conseguenze.

Un libro di denuncia che ho apprezzato soprattutto per l'onestà dell'autore nel vivere certe realtà prima di scriverne; lo stile invece non mi ha coinvolta, seppur considerando che c'è sempre una traduzione di mezzo ho trovato la prosa priva di certe peculiarità che mi fanno apprezzare o meno un testo.

Conversazione in Sicilia di Elio Vittorini

 Link per ascoltare il Podcast

Poetico ☆☆☆☆

Stavolta nessuna indicazione sulle edizioni del libro cartaceo o dell'ebook in quanto non sono in possesso ne dell'uno né dell'altro, questa "lettura" è basata solo ed esclusivamente sull'ascolto del Podcast di Ad Alta Voce Radio Tre.

Innanzitutto ho apprezzato molto la lettura di Tommaso Ragno ed insospettabilmente ho apprezzato anche il testo.

Elio Vittorini per me era "Il garofano rosso", libro imposto a scuola che nessuno lesse perchè qualcuno disse che era di una noia mortale... e già qui possiamo capire la valenza delle letture scolastiche se non sono accompagnate da un docente che ti spieghi la letteratura e te la faccia amare. Così mi sono ritrovata ad incontrare Vittorini grazie al Podcast di Ad Alta voce, che,  oltre a questo autore, mi ha proposto testi che probabilmente non avrei mai letto.

A parte alcune ripetizioni delle parole, che non ho capito se sono inconsapevoli oppure un vezzo dell'autore, mi è piaciuto. Ho trovato questa lettura estremamente poetica, con quella poesia tipica proprio della dolce cantilena del parlare con l'accento siciliano. La conversazione centrale è con la madre ed è stata sublime, mentre verso la fine il testo assume dei toni troppo surreali e troppo ripetitivi che sinceramente mi hanno annoiata un po'.

Nel complesso comunque mi è piaciuto e sento di consigliarlo.

Purtroppo non avendo testi di riferimento stavolta mi è stato difficile appuntarmi delle citazioni da riportare.

Senilità di Italo Svevo

 

TITOLO: Senilità
AUTORE: Svevo, Italo (Ettore Schmitz)
Passi di: Italo Svevo. “Senilità”
“CODICE ISBN E-BOOK: 9788897313298
LICENZA: questo testo è distribuito con la licenza specificata al seguente indirizzo Internet: http://www.liberliber.it/online/opere/libri/licenze/
TRATTO DA: Senilità : romanzo / Italo Svevo. - Milano : Dall'Oglio, 1971. - 249 p. ; 19 cm. - (I Corvi. Sezione scarlatta ; 9)”

 Povera Amalia! ☆☆☆ ( ascoltato su Ad Alta Voce Rai Tre)

Un libro tristissimo che ha tirato fuori da me la parte meno caritatevole nei confronti degli uomini, infatti vi avverto, in questo commento sarò cattiva.

All'inizio mi sono chiesta per quale motivo tutti sostengano che Italo Svevo sia un autore noioso, uno di quegli autori di cui tutti parlano perchè sono nei programmi scolastici ( o almeno lo erano ai miei tempi) ma che alla fine nessuno legge sostenendo che è una palla micidiale... A me non è parso così, ma è anche vero che i suoi libri ho iniziato a leggerli a 45 anni... Sinceramente La coscienza di Zeno mi è piaciuto di più,  ma anche in Senilità ho apprezzato alcune cose. La storia mi ha fatto soffrire, soprattutto per la povera Amalia, sorella del protagonista condannata ad una vita miserabile nell'ombra del fratello, ma anche per Angiolina, che alla fine mi pare comunque più vittima che carnefice. Questo è un libro maschilista, o meglio un libro che evidenzia come fosse maschilista la società all'epoca ( sorvoliamo sui retaggi tuttora presenti, proprio stamani un tipo su Facebook mi ha commentato "Se non sai stare sui social vai a lavare i piatti"), se poi un po' di misoginia sia insita anche nell'autore non l'ho capito, ciò che mi interessa soprattutto è porre l'accento su come la figura femminile venga considerata quasi come un essere non pensante, completamente in balìa delle brame del maschio se bella o del tutto invisibile se non desiderabile esteticamente.

Amalia è una donna senza futuro perchè priva di mezzi di sostentamento autonomi, dedita all'accudimento del fratello perchè troppo brutta per accudire un marito...Angiolina invece è una donna che approfitta della sua avvenenza per farsi mantenere dagli uomini menandoli per il naso e raccontando loro un sacco di balle... Due facce della stessa medaglia, dello stesso modo di pensare retrogrado; entrambe le figure mi ispirano una tristezza infinita perchè alla fine la donna esce perdente in entrambi i casi.

Di tutte le pippe mentali del protagonista invece non mi importa un accidenti a dire il vero... come dice il proverbio mal voluto non è mai troppo.

 

"L'immagine della morte è bastevole ad occupare tutto un intelletto. Gli sforzi per trattenerla o per respingerla sono titanici, perché ogni nostra fibra terrorizzata la ricorda dopo averla sentita vicina, ogni nostra molecola la respinge nell'atto stesso di conservare e produrre la vita. Il pensiero di lei è come una qualità, una malattia dell'organismo. La volontà non lo chiama né lo respinge."

“Strano – pensò, – sembrerebbe che metà dell'umanità esista per vivere e l'altra per essere vissuta.”

Passi di: Italo Svevo. “Senilità”

Althénopis di Fabrizia Ramondino

 Althénopis

Di Fabrizia Ramondino

Editore: Einaudi (Letture, 68)

sbn-10: 8806230433 | Isbn-13: 9788806230432

 

 

 

Mah...☆☆

Sinceramente trattandosi di un libro facente parte delle letture di Ad Alta voce di Rai tre mi aspettavo se non un capolavoro qualcosa di simile...invece l'ho trovato noioso e solo potenzialmente interessante. La lettura di Arturo Cirillo mi dispiace dirlo ma è monotona, più per il tono di voce che per l'interpretazione, e poi non mi sembra azzeccato far leggere ad un uomo un libro scritto in prima persona da una donna. Ma veniamo al romanzo, mi ricorda per certi versi Il mare non Bagna Napoli dell'inarrivabile Ortese e L'arte della gioia della Sapienza ma senza la capacità letteraria e soprattutto senza una reale forza vitale che invece in questi libri è presente.

Insomma... l'ho mollato a metà ascolto...

Sulla faccia della terra Di Giulio Angioni

 Edizioni Il Maestrale – Feltrinelli – Messa in voce a cura di Gaetano Marino – Musiche di Adriano Orrù.

☆☆☆

Racconto ascoltato in un pomeriggio grazie al podcast di Quartaradio, la voce di Gaetano Marino mi ha portata in una sorta di Arca di Noè umana, in una storia dura che parla dell'unione di culture e di persone molto diverse tra loro ma che riescono ad arricchirsi e rispettarsi a vicenda, come in una nuova fondazione della specie umana... Angioni ci narra una storia che si svolge nella regione più misteriosa e sconosciuta: la Sardegna; una regione insospettabilmente ricca di commistioni culturali nonostante il suo isolamento. La parte finale particolarmente drammatica è un po' meno sarda e a mio avviso poteva non essere inserita, ma nell'insieme è un racconto appassionante e profondo.

Per ascoltare il podcast seguite questo link.

Una notte di luglio del 1258, Mannai Murenu, giovane garzone di vinaio, si ritrova morto e sepolto nella presa e distruzione della città di Santa Gia da parte dei pisani. Settant’anni dopo invece racconta di come si salva e poi con altri si rifugia in un’isoletta dello Stagno di Cagliari, già lebbrosario e adesso sgombra, dopo che i lebbrosi sono stati catapultati a infettare la città assediata. Inizia così la narrazione delle molte avventure di un gruppo di rifugiati nell’Isola Nostra. Nei guai della guerra si fingono lebbrosi, così protetti dal terrore del contagio. Inventano una vita di espedienti, protagonisti lo Stagno e la voglia di viverci liberi, in una grande avventura collettiva.

(Tratto dal sito di Quartaradio Sardegna)

Doppio sogno di Arthur Schnitzler

 

“Titolo originale: Traumnovelle
Traduzione di Stefania Di Natale
Prima edizione ebook: luglio 2011
© 2009, 2010 Newton Compton editori s.r.l.
ISBN 978-88-541-3402-7
www.newtoncompton.com

AFFASCINANTE ☆☆☆☆

Dopo aver visto il film "Eyes wide shut" di Kubrick ero incerta se leggere il libro  a cui era ispirato, il film non mi era piaciuto e non ci avevo capito niente… Poi vista la brevità del testo e soprattutto dato che ho potuto ascoltarlo tramite il podcast di Radio tre "ad alta voce" non ho più esitato. E sono contenta di averlof atto perché sinceramente il libro mi è piaciuto molto più del film. La scrittura è fluida e la storia veramente affascinante . Cosa è vero alla fine, la realtà o il sogno? E cosa può incrinare un rapporto, la realtà o il sogno? Con uno stile elegante e sobrio ed un' atmosfera da psico thriller si evidenzia quanto fragile possa essere l'equilibrio di un rapporto amoroso, quanti tarli possano insinuarsi nella mente, quanti pensieri è meglio tacere e quanto sia impossibile accedere realmente alla mente di chi ci vive accanto… un romanzo sicuramente influenzato dall'aria di psicoanalisi sviluppatasi proprio nel periodo in cui è stato scritto e denso di una sensualità mai volgare o esplicita. Bello e particolare, vi si ritrovano aspetti della società contemporanea che non credevo fossero presenti in modo così analogo alla fine dell'ottocento.

“E nessun sogno», sospirò piano lui, «è completamente sogno».”

L'imperatore di Portugallia di Selma Lagerlöf

 

L'imperatore di Portugallia
Di Selma Lagerlöf
Editore: Iperborea (Iperborea, 19)
Lingua: Italiano | Numero di pagine: 274 | Formato: Paperback | In altre lingue: (altre lingue)
Isbn-10: 8870910180 | Isbn-13: 9788870910186 | Data di pubblicazione: 1991-04-xx | Edizione 1
Curatore: Adamaria Terzian

 

 

Quella tristezza che solo i nordici ti infondono ☆☆☆

Quando ho iniziato ad ascoltare questo libro su Ad alta voce mi è sembrato una favola, poi è diventata una favola particolarmente triste… mi sono approcciata alla lettura/ascolto senza informarmi prima e solo in seguito ho scoperto che l'autrice è un premio Nobel per la letteratura e che il testo è del 1914, e qui si spiega lo stile e l'ambientazione palesemente non contemporanei.

Seppur ne apprezzi il valore oggettivo  soggettivamente non è il mio genere, e non è la tristezza della storia in sé, ne ho lette di più tristi, è l'atmosfera che mi trasmette, sensazioni opprimenti che mi piovono addosso, un pomeriggio ad ascoltarlo e la sera mi sono ritrovata completamente svuotata di energia e con il morale a terra.
Sì, perché le tristezze non sono tutte uguali, la tristezza che si respira in questo racconto/favola nordico è completamente diversa dalla tristezza che si può trovare in libri provenienti da altre parti del mondo... e ci sono delle tristezze che scaldano il cuore e pacificano, questa invece è una tristezza che mette il freddo dentro, almeno a me.

Questo Imperatore di Portugallia mi ha ricordato un po' il Geppetto del nostro Pinocchio, che ama di amore incondizionato la propria creatura e che si priverebbe di tutto per il suo bene... ma qui ovviamente le implicazioni sono diverse e pure gli insegnamenti che si possono trarre dai vari capitoli della storia.

Insomma, un bel libro in assoluto ma che a me personalmente non è piaciuto.

Una storia semplice di Leonardo Sciascia

 

Una storia semplice
Di Leonardo Sciascia
Editore: Adelphi
Numero di pagine:66 | Formato:eBook
Isbn-10: 8845972372 | Isbn-13: 9788845972379

LETTURA AD ALTA VOCE DI TONI SERVILLO

Sciascia abbinato a Toni Servillo, un binomio vincente   ☆☆☆☆

***ATTENZIONE! SPOILER SULLA TRAMA***

Un gioiello della letteratura gialla, dove tramite il giallo si realizza un aquadro perfetto della società. Si tratta di un racconto molto breve che ho avuto la fortuna di ascoltare letto dalla voce di Toni Servillo nei podcast di Ad alta voce di Radio Tre.

In queste poche righe e si narra di come spesso sono gli insospettabili ad essere quelli con le mani sporche, in questo caso un commissario, un prete e chissà ancora chi...Si pone l'accento sull'abito che non fa il monaco ma che inganna sulla reale natura umana di chi lo indossa quell'abito. Si evidenzia come la criminalità sia mimetizzata in ogni strato sociale, anche nella fascia di persone deputate alla salvezza di anime e corpi della popolazione.

Si evidenzia anche, e soprattutto, come questa criminalità che si infiltra in ogni categoria  di cariche pubbliche renda il comune cittadino pavido e omertoso,  la denuncia porta sempre a complicazioni che fanno desistere dicendo «E che, vado di nuovo a cacciarmi in un guaio, e più grosso ancora?».

CITAZIONE:

«Posso permettermi di farle una domanda?... Poi gliene farò altre, di altra na-tura... Nei componimenti d'italiano lei mi assegnava sempre un tre, perché copiavo. Ma una volta mi ha dato un cinque: perché?».
«Perché aveva copiato da un autore più intelligente».
Il magistrato scoppiò a ridere. «L'italiano: ero piuttosto debole in italiano. Ma, come vede, non è poi stato un gran guaio: sono qui, procuratore della Repubbli-ca...».
«L'italiano non è l'italiano: è il ragionare» disse il professore. «Con meno ita-liano, lei sarebbe forse ancora più in alto».

Il giorno della civetta di Leonardo Sciascia

 

Il giorno della civetta
Di Leonardo Sciascia
Editore: Adelphi
Numero di pagine:137 | Formato:eBook | In altre lingue:(altre lingue)
Isbn-10: 8845970000 | Isbn-13: 9788845970009

LETTURA AD ALTA VOCE SU RADIO TRE


Capolavoro Assoluto ☆☆☆☆☆

Un'analisi lucida e perfetta condensata in un racconto, una storia emblematica in cui l'autore non ha potuto dire nemmeno tutto ciò che avrebbe voluto, perché quelli erano tempi in cui ancora non c'era la protezione, in cui la "mafia" non esisteva ufficialmente agli occhi dello stato.
Interessantissima la nota dell'autore che è la chiave di lettura di quest'opera.
Un libro da leggere almeno due volte per assaporarne a fondo la finezza ed il lavoro di cesello operato da Leonardo Sciascia, e se possibile ne consiglio anche l'ascolto della lettura fatta dallo splendido Toni Servillo sul sito di Alta Voce Rai.
Sinceramente questa perla della letteratura mi ha fatto venir voglia di leggere altro dello stesso autore, e allo stesso tempo mi ha fatto passare la voglia di parlarne, di farne un'analisi con commenti che sento sarebbero riduttivi.
E' un libro talmente breve che consiglio di leggere e assaporare, e, non trovando le parole per esprimere ciò che mi abbia così tanto affascinato, lascio un po' di citazioni, che parlano da sole.

CITAZIONI

"Io non guardo mai la gente che c'è: mi infilo al mio posto e via... Solo la strada guardo, mi pagano per guardare la strada"

“nessuno parla ma, per nostra fortuna, dico di noi carabinieri, tutti scrivono. Dimenticano di firmare, ma scrivono.”

“Ma dico: si è mai sentito uno sbirro parlare così a un galantuomo? È un comunista, solo i comunisti parlano così». «Non sono solo i comunisti, purtroppo: anche nel nostro partito ce ne sono che parlano così... ”

“cosca, gli avevano spiegato, è la fitta corona di foglie del carciofo”

“Ma è certo, comunque, che non l'ho scritto con quella piena libertà di cui uno scrittore (e mi dico scrittore soltanto per il fatto che mi trovo a scrivere) dovrebbe sempre godere.”

“«il sentire mafioso»: cioè di una visione della vita, di una regola di comportamento, di un modo di realizzare la giustizia, di amministrarla, al di fuori delle leggi e degli organi dello Stato.
Ma la mafia era, ed è, altra cosa: un «sistema» che in Sicilia contiene e muove gli interessi economici e di potere di una classe che approssimativamente possiamo dire borghese; e non sorge e si sviluppa nel «vuoto» dello Stato (cioè quando lo Stato, con le sue leggi e le sue funzioni, è debole o manca) ma «dentro» lo Stato. La mafia insomma altro non è che una borghesia parassitaria, una borghesia che non imprende ma soltanto sfrutta.”

"Nelle statistiche criminali relative alla Sicilia e nelle combinazioni del giuoco del lotto, tra corna e morti ammazzati si è istituito un più frequente rapporto. L'omicidio passionale si scopre subito: ed entra dunque nell'indice attivo della polizia; l'omicidio passionale si paga poco: ed entra perciò nell'indice attivo della mafia."

"Avrebbero dovuto darlo come precetto alla polizia, in Sicilia, pensava il capitano, bisognava non cercare la donna: perché si finiva sempre col trovarla, e a danno della giustizia."

"«Io» proseguì don Mariano «ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo l'umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz'uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà... Pochissimi gli uomini; i mezz'uomini pochi, ché mi contenterei l'umanità si fermasse ai mezz'uomini... E invece no, scende ancora più in giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi... E ancora di più: i pigliainculo, che vanno diventando un esercito... E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, ché la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre... [...]»"

"«La Chiesa è grande perché ognuno ci sta dentro a modo proprio» (Don Mariano)"

""Forse tutta l'Italia va diventando Sicilia… A me è venuta una fantasia, leggendo sui giornali gli scandali di quel governo regionale: gli scienziati dicono che la linea della palma, cioè il clima che è propizio alla vegetazione della palma, viene su, verso nord, di cinquecento metri, mi pare, ogni anno… La linea della palma… Io invece dico: la linea del caffè ristretto, del caffè concentrato… E sale come l'ago di mercurio di un termometro, questa linea della palma, del caffè forte, degli scandali: su su per l'Italia, ed è già oltre Roma…"

La via dei Tarocchi di Alejandro Jodorowsky e Marianne Costa

 La via dei Tarocchi di Alejandro Jodorowsky e Marianne Costa

Feltrinelli Edizioni

Libro - Pagine 574

Formato: 14x22

Anno: 2014


TAROCCHI JODOROWSKY https://www.ilgiardinodeilibri.it/libri/__tarocchi_marsiglia_camoin_jodorowsky.php?pn=5802

CAPOLAVORO...ma da non prendere per oro colato!  ☆☆☆☆☆

Quest'estate mi ero illusa di poter leggere una miriade di libri, e invece ho incontrato La via dei Tarocchi di Jodorowsky e mi ci sono persa dentro per un mese e mezzo! E non è finita, la prima lettura è solo un approccio, nel caso si sia interessati ad usare i Tarocchi come strumento di conoscenza personale, questo bel tomo rimarrà bene in vista ed a portata di mano, insomma, a casa mia è diventato un soprammobile!

Ovviamente non è l'unico testo valido sull'argomento ma è sicuramente un approccio molto interessante ed esaustivo, anche se decisamente faticoso da leggere se non siete già avvezzi a simbologie e se non avete un'infarinatura generale di psicologia, esoterismo, cabala, alchimia e chi più ne ha più ne metta.

Questo libro non si legge, SI STUDIA! I concetti esposti sono una miriade, alcuni di essi a mio avviso vanno presi con il beneficio di inventario, poichè mi sono parsi delle forzature belle e buone o comunque delle opinioni molto personali dell'autore. I Tarocchi stessi da lui "restaurati" e che ci propone nel libro presentano secondo me delle furberie commerciali, ad ogni modo ho comprato anche il mazzo che in effetti è molto bello, al di là di quanto Jodo lo abbia modificato a suo piacimento o meno.

Non starò a riportare tutte le vicissitudini relative al restauro e tutte le varie storie intorno a questo libro, magari vi posto qualche link di approfondimento che potrete seguire se vi interessa.

Ciò che mi preme dire è che se vi interessa avvicinarvi al mondo dei Tarocchi in questo libro potrete trovare moltissime informazioni, inoltre ha il pregio di sfatare il mito del cartomante ciarlatano, in questo testo appare la figura del Tarologo, molto più positiva e curativa. Ma non fermatevi qui.

Se vi interessano i Tarocchi leggete anche altri testi, frequentate i gruppi su facebook dedicati e confrontatevi... non prendete per oro colato ciò che scrive Jodo e mantenete sempre la vostra capacità di discernimento.

Voglio anche aggiungere che riporto solo una citazione, anche se nel corso del libro emergono anche concetti universali molto belli e indipendenti dai Tarocchi, che alla fine non sono che un mezzo cartaceo per conoscerci meglio.

Una piccola positività può redimere una grande negatività.<……> E altrettanto succede con l'essere umano. Non è corretto affermare che è malato. Il corpo umano, finché riceve il soffio della vita, è un organismo complesso, misterioso, che possiede la salute. Essere vivo significa essere sano, fisicamente e mentalmente. Possiamo avere malattie, atteggiamenti psicotici, ma per quanto gravi possano essere non ci trasformano mai in un malato o in un pazzo, non definiscono il nostro essere bensì il nostro stato attuale.
Cit. Alejandro Jodorowsky, La via dei Tarocchi, Feltrinelli.

 

La pelle di Curzio Malaparte

 

La pelleDi Curzio Malaparte
Editore: Adelphi
Lingua: Italiano | Numero di pagine: 342 Isbn-10: 8845925285 | Isbn-13: 9788845925283
Ma perché un simile capolavoro non viene inserito nelle letture scolastiche? Forse troppo crudo? Forse troppo poco buonista?

Ecco cosa hanno trovato nelle carte inedite lasciate da Malaparte:

“Non so quale sia più difficile, se il mestiere del vinto o quello del vincitore. Ma una cosa so certamente, che il valore umano dei vinti è superiore a quello dei vincitori. Tutto il mio cristianesimo è in questa certezza, che ho tentato di comunicare agli altri nel mio libro "La pelle", e che molti, senza dubbio per eccesso di orgoglio, di stupida vanagloria, non hanno capito, o han preferito rifiutare, per la tranquillità della loro coscienza. In questi ultimi anni, ho viaggiato, spesso, e a lungo, nei paesi dei vincitori e in quelli dei vinti, ma dove mi trovo meglio, è tra i vinti. Non perché mi piaccia assistere allo spettacolo della miseria altrui, e dell'umiliazione, ma perché l'uomo è tollerabile, accettabile, soltanto nella miseria e nell'umiliazione. L'uomo nella fortuna, l'uomo seduto sul trono del suo orgoglio, della sua potenza, della sua felicità, l'uomo vestito dei suoi orpelli e della sua insolenza di vincitore, l'uomo seduto sul Campidoglio, per usare una immagine classica, è uno spettacolo ripugnante.”

(notazioni dal"Journal d'un étranger à Paris”)

Sono rimasta sconcertata dalla bellezza di questo libro. L'unica pecca è che a tratti forse si compiace troppo nello sguazzare nella melma, ma è sicuramente specchio di una sofferenza realmente provata dall'autore, di una nausea verso tutto e verso tutti che  lo ha attanagliato in alcuni momenti della sua vita. Il libro è ambientato nel periodo finale della seconda guerra mondiale, dopo l'armistizio dell'8 settembre, soprattutto a Napoli, ma anche a Roma e a Firenze. Malaparte ci narra  una "liberazione" diversa da quella festosa che spesso ci viene offerta, ci mostra il lato umano di  chi combatte e del popolo che si adegua come può e come sa... un'analisi cruda e feroce, alcune critiche dicono nichilista, a mio avviso realista. Nella sua parte iniziale mi ha ricordato "Il mare non bagna Napoli"di Anna Maria Ortese, ma questo libro forse è ancora più crudele.

Sinceramente analizzare ogni argomento affrontato nel libro e commentarlo in questo momento mi risulta troppo gravoso, ne uscirebbe una tesi infinita, perchè troppi sono i tasti toccati e troppe le cose da dire e le riflessioni indotte.

Ma ve lo scrivo a caratteri cubitali:

LEGGETELO

Citazioni

Dovreste essere soddisfatti di veder Napoli ridotta così» dissi a Jimmy quando fummo all'aperto.
«Non è certo colpa mia» disse Jimmy.
«Oh no» dissi «non è certo colpa tua. Ma dev'essere una grande soddisfazione per voi sentirvi vincitori in un paese simile» dissi «senza questi spettacoli come fareste a sentirvi vincitori? Dimmi la verità, Jimmy: non vi sentireste vincitori, senza questi spettacoli.»

n Europa, siamo giusti, càpita spesso di dover fare il pagliaccio per molto meno! E poi, quello era un modo nobile, un modo generoso di fare il pagliaccio, e non potevo rifiutarmi: si trattava di non far soffrire un uomo.

La morte non mi fa paura: non la odio, non mi disgusta, non è, in fondo, cosa che mi riguarda. Ma la sofferenza la odio, e più quella degli altri, uomini o animali, che non la mia.

“Ero stanco di veder ammazzare la gente. Da quattro anni non facevo altro che veder ammazzare la gente. Veder morire la gente è una cosa, vederla ammazzare è un'altra. Ti par d'essere dalla parte di chi ammazza, d'essere anche tu uno di quelli che ammazzano. Ero stanco, non ne potevo più. La vista di un cadavere, ormai, mi faceva vomitare: non soltanto di disgusto, di orrore, ma di rabbia, di odio. Cominciavo a odiare i cadaveri. Finita la pietà, cominciava l'odio. Odiare i cadaveri! Per capire in quale abisso di disperazione possa cadere un uomo, bisogna capire che cosa significa odiare i cadaveri.”

“«L'Europa è un mucchio di spazzatura» disse Jimmy «un povero paese vinto. Vieni con noi. L'America è un paese libero.»
«Non posso abbandonare i miei morti, Jimmy. I vostri morti ve li portate in America. Ogni giorno partono per l'America piroscafi carichi di morti. Sono morti ricchi, felici, liberi. Ma i miei morti non possono pagarsi il biglietto per l'America, sono troppo poveri. Non sapranno mai che cosa è la ricchezza, la felicità, la libertà. Sono vissuti sempre in schiavitù; hanno sempre sofferto la fame e la paura. Saranno sempre schiavi, soffriranno sempre la fame e la paura, anche da morti.”

 

Bambini nel tempo di Jan McEwan

 

Inquietante e faticoso ⭐️⭐️⭐️

*ATTENZIONE SPOILER*

È un libro complesso nel quale si parla di molte cose, un libro denso di concetti, immagini, ricordi, pensieri che ruotano in qualche modo intorno alla relatività del tempo ma anche al rapporto genitori figli, all'educazione scolastica, alla politica...Io ho trovato questo romanzo molto sfuggente nel suo significato, se devo essere sincera e dire cosa mi abbia colpito e cosa mi sia rimasto non saprei dare una risposta. In alcuni passaggi diventa pesante da seguire perché si dilunga in particolari apparentemente ininfluenti, ed è difficile accettare tutte queste divagazioni mentre l'unica cosa che vorrei sapere è cosa sia successo alla piccola Kate; ma non stiamo leggendo un giallo e questo non è un libro che preveda risposte facili o scontate. Per me si tratta di una lettura inquietante e faticosa, spiegazioni surreali a fatti reali, come se il tempo avesse davvero diverse dimensioni e un figlio potesse vedere sua madre mentre lo ha appena concepito…e viceversa. Poi chissà, fra 100 anni magari ciò che adesso ci sembra fanta-fisica sarà dimostrabile e realissimo. Ciò che mi inquieta in questo libro è che la realtà è mescolata con il surreale, quindi non si capisce più su che strada stiamo viaggiando, non stiamo palesemente leggendo un libro di fantascienza o un fantasy. Comunque seppur nel complesso "Bambini nel tempo" sia apprezzabile presenta troppa carne al fuoco, storie in apparenza troppo approfondite ma che non scavano realmente nel profondo e fanno sembrare il romanzo un po' un calderone caotico, il tutto comunque si salva perché McEwan è uno scrittore davvero bravo. La parte che ho sentito più bella e più vera del libro è quando Julie accetta la perdita della figlia continuando ad amarla ma smettendo di desiderarla accanto a sé. Che dramma terribile la perdita di un figlio, la sua scomparsa soprattutto, il non sapere che cosa ne sia stato, dramma che in questo caso seppur con fatica viene assimilato e superato con una nuova vita.

 

La Cripta dei Cappuccini di Joseph Roth

Insospettabilmente bello

Editore: Newton Compton Lingua: Italiano | Numero di pagine: 139 | Formato: eBook Isbn-10: 8854133507 | Isbn-13: 9788854133501 | Data di pubblicazione: 01/07/2011 | Edizione 1 Traduttore: Madeira Giacci ; Curatore: Giorgio Manacorda  Ascoltato su AD ALTA VOCE

Un libro insospettato, mi sono accostata a Joseph Roth digiuna e mi sono saziata.

Il romanzo è ambientato nel periodo di decadenza dell'Impero austriaco che aveva riunito  culture e religioni europee molto diverse tra loro, decadenza che culmina nel disfacimento dell'identità austriaca conquistata dalla Germania nazista.

L'inizio è un po'lento e non lascia presagire la bellezza del libro nella sua interezza, apparentemente sembra un romanzo culturalmente a noi lontano, ma in realtà ciò che emerge soprattutto è l'aspetto umano, l'interazione tra le persone apparentemente così diverse da noi italiani degli anni 2000 eppure vicini nell'essenza.

Un romanzo nostalgico in cui il protagonista dopo molte vicissitudini rimane legato al passato, non riesce ad accettare la nuova situazione politica o semplicemente non riesce ad accogliere il cambiamento di epoca e mentalità, e l'unico conforto che trova è visitare La Cripta dei Cappuccini, dove riposano le spoglie dell' imperatore Francesco Giuseppe I, simbolo di ciò che è stato e non è più.

CITAZIONI

Lottai a lungo invano contro quest'amore, non tanto perché mi credessi in pericolo, ma perché temevo il tacito scherno dei miei scettici amici. Era di moda allora, poco prima della grande guerra, una beffarda arroganza, una fatua professione di cosiddetto "decadentismo", di stanchezza immensa, mezzo simulata, e di noia senza motivo. In questa atmosfera passai i miei anni migliori. In questa atmosfera i sentimenti avevano a malapena posto, le passioni erano rigorosamente vietate.

(sembrano i nostri EMO...)

Solo i miei ebrei polacchi non vengono toccati né da un insulto, né da un favore. Nel loro genere, sono degli aristocratici. Perché la caratteristica dell'aristocratico è innanzi tutto l'equanimità; e mai altrove ho visto equanimità più grande che presso i miei ebrei polacchi!».
Diceva «i miei ebrei polacchi» con lo stesso tono col quale tante volte in mia presenza aveva detto: i miei beni, i miei van Gogh, la mia collezione di strumenti musicali. Avevo la chiara sensazione che, almeno in parte, tenesse in così gran conto gli ebrei perché li considerava una sua proprietà.

Ma il vetturino Manes Reisiger, ben lungi dallo scrivere lettere di ringraziamento e assolutamente incapace di valutare il favore del destino che aveva messo sulla sua strada e su quella di suo figlio il conte Chojnicki e me, incline semmai a supporre che il talento di suo figlio Ephraim fosse così smisurato che un conservatorio viennese doveva considerarsi felice di ospitare un tale figlio, mi fece visita due giorni dopo ed esordì con queste parole: «Se un uomo, a questo mondo, ha delle capacità arriva a qualcosa. Io gliel'ho sempre detto a mio figlio Ephraim. E così è stato. È il mio unico figlio. Suona il violino divinamente. Qualche volta dovrebbe chiedergli di suonarle qualcosa. Ed è superbo. Chissà poi se lo farà!». Pareva quasi che dovessi ringraziare il vetturino Manes perché mi era stato concesso di procurare a suo figlio un posto al Conservatorio.

(Questo è l'atteggiamento dei vincenti... Mai sentirsi sminuiti o in obbligo, tutto dovuto e son loro quasi che ti fanno una concessione)

Solo molto più tardi, molto tempo dopo la grande guerra che giustamente, a mio parere, viene chiamata "guerra mondiale ', e non già perché l'ha fatta tutto il mondo, ma perché noi tutti, in seguito ad essa, abbiamo perduto un mondo, il nostro mondo, solo molto più tardi, dicevo, dovevo accorgermi che perfino i paesaggi, i campi, le nazioni, le razze, le capanne e i caffè del genere più diverso e della più diversa origine devono sottostare alla legge del tutto naturale di uno spirito potente che è in grado di accostare ciò che è distante, di rendere affine l'estraneo e di conciliare l'apparentemente divergente.

Non riuscivo a spiegarmi il loro appetito, né il loro usuale buonumore, né la loro stolta indifferenza all'ordine di marcia su Radziwillow, località a nord-est sul confine russo. Ero l'unico fra loro che riconoscesse già i sintomi della morte nelle loro facce inoffensive, perfino liete, in ogni caso per nulla turbate. Era come se si trovassero in quella specie di stato euforico di cui tanto sovente beneficiano i moribondi, un prodromo della morte. E sebbene sedessero a tavola ancora vivi e vegeti e bevessero grappa e birra, e sebbene io fingessi di prender parte ai loro stupidi scherzi, pure avevo l'impressione di essere come un medico o un infermiere che vede morire il suo paziente e si rallegra che il moribondo non sappia ancora nulla della morte imminente.

Ma allora ero ancora troppo giovane per dimostrare commozione senza vergogna. E da quella volta mi sono reso conto che bisogna essere ben maturi e perlomeno avere molta esperienza per mostrare un sentimento senza l'impedimento della vergogna.

Mia madre chiese se anche lei era una capitalista. «Certamente,» disse il signor Xaver «tutti quelli che non lavorano eppure vivono lo stesso sono capitalisti». «E i mendicanti?» chiese mia madre. «Quelli non lavorano, ma non vanno nemmeno al Praterspitz in fiacchere come lei, gentile signora!

Com'è caritatevole la natura! I malanni che essa regala alla vecchiaia sono una grazia. Oblio ci regala, sordità e occhi deboli, quando si diventa vecchi; un poco di confusione anche, poco prima della morte. Le ombre da cui questa si fa precedere sono fresche e caritatevoli.

 

lunedì 27 giugno 2016

L’ultima primavera di Corrado Augias

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Copertina rigida
Editore: Rizzoli (1985)
Lingua: Italiano
Numero di pagine: 257

Un libro a metà tra poliziesco e spionaggio in un’ambientazione storico politica seguente la grande guerra. Una piacevole lettura scritta con il solito garbo di Corrado Augias. Alcuni spunti interessanti, specchio di una società che rimane immutata in certi aspetti indipendentemente dall’epoca presa in esame.

Un colpo di scena finale forse in parte  prevedibile, nel senso che non mi ha stupita più di tanto… Continuo a preferire Augias come giornalista che come scrittore, anche se questo libro forse è quello che mi è piaciuto maggiormente tra tutti i suoi.

Citazioni:

Avvertiva in quelle frasi smozzicate il ruminio della massa inafferrabile e, insieme, un confuso disagio, la sensazione di idee ragguardevoli ridotte a poltiglia nella mente di piccola gente.

Le novità si presentano sempre in modo brutale, riuscì a pensare. Demoliscono tutto ciò che gli si para davanti con una forza non più consapevole di quella di un bambino che fa a pezzi un giocattolo per vedere com’è fatto dentro.

Sono arrivato a una conclusione, rispose, non voglio più né riformare né corrompere la società. Vorrei essere semplicemente lasciato in pace.

Quell’uomo non aveva probabilmente mai letto un verso in vita sua ma non sembrava affatto un imbecille. Un esaltato, questo sì, una di quelle creature duttili di cui ogni idea, grande o piccola, ha bisogno per prendere corpo nel mondo.


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venerdì 24 giugno 2016

L’uomo che guarda di Alberto Moravia

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Di Alberto Moravia
Numero di pagine: 218 Copertina flessibile: 229 pagine
Editore: Bompiani; 9 edizione (12 luglio 2000)
Collana: I grandi tascabili
ISBN-10: 8845244954
ISBN-13: 978-8845244957

 

 Si smonta

Possiamo definirlo un romanzo erotico? Forse in alcune sue parti, anche se l’argomento sesso è trattato talmente senza tabù che appare quasi scientifico. Soprattutto mi pare un racconto dalle caratteristiche più che altro introspettive che dopo un crescendo iniziale si smonta un po’, dopo la prima spinta  la narrazione purtroppo perde un po’ di ritmo, ferma restando l’arguta intelligenza dello scrittore che traspare sempre e comunque. In quanto all’evoluzione psicologica del protagonista approda ad  un nulla di fatto, mi sembra che rimanga un bamboccio in balia del padre e della moglie, incapace di un’assertività personale e adagiato nelle decisioni altrui.

La storia è originale e forse un po’ assurda ma non inverosimile, di fatto l’unica cosa che regge davvero è la capacità autoriale di Moravia, la sua bravura nel descrivere pensieri talvolta banali e nel renderli letteratura; alcune elucubrazioni dell’io narrante sono tutt’alto che elevate, anzi sono pensieri molto diffusi che chissà in quanti abbiamo pensato senza riuscire a focalizzarli in modo consapevole, ecco la bravura di Moravia sta in questo, nel mettere in parole sensazioni quasi primitive e comuni alla maggior parte degli uomini senza che questi ultimi invece si accorgano di elaborarle.

Sicuramente non è il libro migliore che abbia letto di Moravia ma vale comunque la pena di essere letto, soprattutto se lo stile dell’autore vi piace.

CITAZIONI

Ecco: era lo sguardo già di un padre al figlio; ma quello di un uomo angosciato a un altro uomo. Curiosa contraddizione: questo sguardo di uomo a uomo ha fatto sì che da quel momento io abbia cominciato a comportarmi con lui come da figlio a padre.

Di che cosa parla Silvia? A ben guardare: di nulla. Ma questo nulla fatto di minuti osservazioni, confidenze, riflessioni e commenti, alla fine si configura come quell’atmosfera che di solito va sotto il nome di intimità.

Non è un uomo che mangia; È un professore d’università che si nutre con discrezione, con calma, con distacco.

In un uno scrittore ciò che più importa le cose che scrive ma come le scrive. Che poi abbia vissute o meno, non ha importanza. Nella poesia dell’africana, tutto è inventato. Nel romanzo di Dostoevskij, nulla è inventato. Il poeta non ha mai visto l’africana fare l’amore con una bambina. Il romanziere, invece, ha fatto l’amore con una bambina. Ma la bambina del poeta è altrettanto reale che quella del romanziere, E viceversa.

E cioè che la fine di questo mondo in cui mi trovo a vivere sia implicita nella composizione del mondo stesso: una fine per fuoco, in un mondo nel quale, in condizioni normali, il fuoco è raro allo stato naturale e spontaneo.

Tutti i libri di Moravia

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sabato 18 giugno 2016

I vecchi e i giovani di Luigi Pirandello

copertina“TRADUTTORE:
CURATORE: Nozzoli, Anna

CODICE ISBN E-BOOK: 9788897313526

DIRITTI D’AUTORE: si

LICENZA: questo testo è distribuito con la licenza specificata al seguente indirizzo Internet: http://ift.tt/1sASa2U.

TRATTO DA: I vecchi e i giovani / Luigi Pirandello ; a cura di Anna Nozzoli ; cronologia di Simona Costa – Milano : A. Mondadori, 1992 – LXI, 549 p. ; 19 cm

CODICE ISBN FONTE: 88-04-36548-X”

Passi di: Luigi Pirandello. “I vecchi e i giovani”.

Lettura ascoltata mediante il Podcast letto da Massimo Popolizio di Ad alta voce Radio 3

POVERA MEMORIA MIA!

Lettura tormentata dalla mia incapacità di tenere a mente i personaggi…tanti, troppi! Purtroppo non sono riuscita a godere appieno della storia proprio a causa della confusione mentale che mi si è creata in testa, non riesco, nemmeno a libro finito, a ricordare il nome di un personaggio, dico uno. Altre volte ho trovato difficile tenere i fili delle storie e dei nomi ma stavolta è stato un dramma. Posso solo dire che al di là di protagonisti e comprimari ho goduto di qualche passaggio per la sua fruibilità indipendente dalla storia, per l’acutezza tipica di Pirandello nel descrivere situazioni.

Mi è parso un Pirandello diverso da quello che conosco, ho letto recentemente le Novelle e sinceramente le ho apprezzate infinitamente di più, ne I vecchi e i giovani mi pare di ravvisare uno stile meno intimista e più pacato, forse a tratti macchiettistico.

Una menzione speciale va a Massimo Popolizio il quale ha eseguito una lettura a mio parere magistrale.

A questo punto non saprei che dire di più se non riportare le citazioni dei concetti che ho estrapolato dalle vicende del libro.

“Ma se togliete od oscurate agli uomini ciò che dovrebbe splendere eterno nel loro spirito: la fede, la religione? Orbene, questo aveva fatto il nuovo governo! E come poteva più il popolo starsi quieto tra le tante tribolazioni della vita, se più la fede non gliele faceva accettare con rassegnazione e anzi con giubilo, come prova e promessa di premio in un’altra vita? La vita è una sola? questa? le tribolazioni non avranno un compenso di là, se con rassegnazione sopportate? E allora per qual ragione più accettarle e sopportarle? Prorompa allora l’istinto bestiale di soddisfare quaggiù tutti i bassi appetiti del corpo!”

“…a poco a poco, dopo la prima scossa nel riveder l’amico e ora per la commozione crescente nel rievocare gli antichi ricordi della gioventù, cominciava a scomporsi in loro la coscienza presente, e con una specie di turbamento segreto che li inteneriva avvertivano in sé la sopravvivenza di loro stessi quali erano stati tanti e tanti anni addietro, con quegli stessi pensieri e sentimenti che già da un lungo oblìo credevano oscurati, cancellati, spenti. Si dimostrava vivo in quel momento in ciascuno di loro un altro essere insospettato, quello che ognun d’essi era stato trent’anni fa, tal quale; ma così vivo, così presente che, nel guardarsi, provavano una strana impressione, triste e ridicola insieme, dei loro aspetti cangiati, che quasi quasi a loro medesimi non sembravano veri”


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lunedì 30 maggio 2016

Il sentiero dei nidi di ragno di Italo Calvino

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Il sentiero dei nidi di ragno
Di Italo Calvino Editore: Mondadori Lingua: Italiano | Numero di pagine: 152 | Formato: eBook
Isbn-10: 8852027335 | Isbn-13: 9788852027338
Per l’ascolto potete cercare il podcast sul sito di AD ALTA VOCE


Sono ingrata?

Dispiace fare critiche quando si usufruisce di qualcosa gratuitamente ma non posso esimermi dall’essere onesta e sincera nelle mie recensioni, per quanto amatoriali esse siano. La mia critica va alla lettura di Manuela Mandracchia più che al libro, del quale parlerò dopo questa mia digressione iniziale. Ho ascoltato questo romanzo mediante il podcast di Ad Alta Voce supportato dall’ebook di Mondadori e devo dire con molto dispiacere che ho trovato l’interpretazione della Mandracchia insopportabile. Già non mi aveva fatto impazzire nella lettura de Il buio oltre la siepe, ma il libro era talmente bello che riuscii a distrarmi dalle vocette odiose della lettrice…ma in questo caso temo che sia riuscita a rovinare del tutto l’apprezzamento che potevo avere della storia.
Anche per quanto concerne Calvino ormai credo di poter affermare che non sia tra i miei scrittori preferiti, questo racconto non si può definire brutto e sicuramente è una storia adatta anche ai ragazzi, utile per far vivere loro un’esperienza letteraria di ciò che è stata la Resistenza, ma da un punto di vista alternativo e originale. Il piccolo protagonista, con tutte le sue attenuanti, non è riuscito a suscitare in me affezione e nemmeno altri personaggi della storia si sono distinti per simpatia; insomma, non me la sento di gridare al capolavoro e non mi sento nemmeno di consigliarne l’ascolto visto quanto ho trovato irritante la lettrice.
D’altronde non si può amare tutto, non si può essere buonisti o generosi nel giudizio a prescindere e soprattutto non si può essere falsi, comunque citazioni che vale la pena riportare le ho trovate e ve le propongo.
Citazioni:
Gente che s’accomoda nelle piaghe della società, e s’arrangia in mezzo alle storture, che non ha niente da difendere è niente da cambiare. Oppure tarati fisicamente, o fissati, o fanatici. Un’idea rivoluzionaria in loro non può nascere, legati come sono alla ruota che li macina. Oppure nascerà storta, figlia della rabbia, dell’umiliazione, come negli sproloqui del cuoco estremista. Perché combattono, allora? Noia hanno nessuna patria, né vera né inventata.”
“Questo è il significato della lotta, il significato vero, totale, al di là dei vari significati ufficiali. Una spinta di riscatto umano, elementare, anonimo, da tutte le nostre umiliazioni: per l’operaio dal suo sfruttamento, per il contadino dalla sua ignoranza, per il piccolo borghese dalle sue inibizioni, per il paria dalla sua corruzione. Io credo che il nostro lavoro politico sia questo, utilizzare anche la nostra miseria umana, utilizzarla contro se stessa, per la nostra redenzione, così come i fascisti utilizzano la miseria per perpetuare la miseria, e l’uomo contro l’uomo.”
“Tutti abbiamo una ferita segreta per riscattare la quale combattiamo.”

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venerdì 27 maggio 2016

La Certosa di Parma di Stendhal

copertinaLa Certosa di Parma [audiolibro LIBER LIBER]
Autore:Stendhal (alias Marie-Henri Beyle)
Fonte:La Certosa di Parma / Stendhal ; traduzione di Ferdinando Martini. – Milano-Verona : A. Mondadori Edit. Tip., 1930. – 16. p. 691 con ritratto. – (Biblioteca romantica / diretta da G. A. Borgese ; 1).
Cecchini, Silvia (ruolo: Voce) Donizetti, Gaetano (ruolo: Musiche originali) Volpi, Vittorio (ruolo: Revisore) Cura:Marco Calvo, Silvia Cecchini,Vittorio Volpi
Licenza:Creative Commons “Attribuzione – Non commerciale – Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale”, http://ift.tt/1c68ubw
Vai alla pagina dell’eBook.

Noioso

Sicuramente avrei abbandonato la lettura se non l’avessi ascoltata dalla voce della mitica Silvia Cecchini ( alla quale va il mio plauso per la pazienza di leggere una storia così lunga), una telenovela di intrighi di corte a cui manca lo spessore umano che invece ho trovato in altri classici.

Questo libro non mi lascia nulla, nemmeno la voglia di dare un’altra opportunità a Stendhal, mi sembra una letteratura puramente di evasione in cui si affacciano ogni tanto degli spiragli di profondità che non prendono mai il sopravvento. La parte finale appare molto tirata via (per fortuna?) rispetto al resto del romanzo ma Stendhal, per ordine del suo editore, fu costretto a tagliare le circa trecento pagine finali, e non gli possiamo dunque attribuire colpe.

Mi ha colpito la traduzione che vedo essere del 1930,  decisamente arcaica e con un uso del condizionale errato rispetto alla nostra grammatica attuale; mi sarebbe piaciuto avere risposte in merito e capire se l’uso dei verbi è in rispetto del francese dell’epoca in cui il libro è stato scritto oppure se è un vezzo del traduttore, a tal proposito mi sono fatta qualche ricerca online ma non sono riuscita a trovare una risposta precisa al mio quesito. Ho trovato però un articolo molto interessante in cui si parla di traduzioni e si fa riferimento proprio al traduttore in questione Ferdinando Martini ed a questo libro che potete leggere a questo link: La traduttologia in Italia prima della traduttologia

In questo marasma di pagine solo due passi mi hanno colpito:

“Nelle Corti dispotiche l’intrigante più furbo dispone della verità, come ne dispone a Parigi la moda.”

“E come non si avrebbe da rubare in un paese ove la riconoscenza verso chi rese i più grandi servizi non dura un mese? Di vero e di durevole che sopravviva non resta dunque che il denaro.”

Passi di: Stendhal. “La Certosa di Parma”.


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giovedì 19 maggio 2016

Novelle per un anno di Luigi Pirandello

copertinaEbook gratuito di Progetto Manuzio
“Il “progetto Manuzio” è una iniziativa dell’associazione culturale Liber Liber. Aperto a chiunque voglia collaborare, si pone come scopo la pubblicazione e la diffusione gratuita di opere letterarie in formato elettronico.CODICE ISBN E-BOOK: 9788897313380 DIRITTI D’AUTORE: no LICENZA
TRATTO DA: Novelle per un anno / Luigi Pirandello, prefazione di Corrado Alvaro. – Milano: Club degli editori, stampa 1987. – 2 v. (1383, 1251 p.)
PODCAST GRATUITO : Adattamento e messa in voce a cura di Gaetano Marino, a cura dell’Associazione Culturale Aula39, Quartaradio.
Sigla di Simon Balestrazzi

Pirandello Genio Assoluto

Scrivere un commento su un’opera colossale come questa è praticamente una sconfitta in partenza. Le novelle, se debitamente cintellinate, durano davvero un anno o quasi, e mi hanno fatto compagnia per molti mesi. Un particolare grazie va alla mirabile lettura di Gaetano Marino nel podcast di Quartaradio ed al supporto ebook di Liber Liber, entrambi usufruiti gratuitamente.

Le novelle sono geniali, ovviamente non mi sono piaciute tutte allo stesso modo ma “storie morte” non ce ne sono…tutta la raccolta è a livelli letterari altissimi, sia per la qualità dei concetti espressi sia per lo stile con cui sono esposti.

Man mano che ascoltavo i podcast evidenziavo passaggi e mi appuntavo commenti sull’ebook con l’intenzione di copiarne qui le citazioni, citazioni che non potrò riportare completamente vista la grossa mole e visto che voglio scrivere un commento e non una tesi!

Tra tutte le novelle quella che mi ha colpito forse maggiormente è “In trappola”, forse più di altre perchè sviscera in modo spietato il problema della morte, dell’agonia, del fine vita… ma non solo, fa una riflesione terribile sulla vita stessa e su come la morte ne faccia parte già dal momento in cui veniamo alla luce…questa novella da sola è un libro.

“La vita è il vento, la vita è il mare, la vita è il fuoco; non la terra che si incrosta e assume forma.
Ogni forma è la morte.
Tutto ciò che si toglie dallo stato di fusione e si rapprende, in questo flusso continuo, incandescente e indistinto, è la morte.
Noi tutti siamo esseri presi in trappola, staccati dal flusso che non s’arresta mai, e fissati per la morte.”

“Io mi sento preso in questa trappola della morte, che mi ha staccato dal flusso della vita in cui scorrevo senza forma, e mi ha fissato nel tempo, in questo tempo!”

“No, no, non so, non voglio rassegnarmi a dare anch’io lo spettacolo miserando di tutti i vecchi, che finiscono di morir lentamente”

“Questo è mio padre.

Da sette anni, sta lí. Non è piú niente. Due occhi che piangono; una bocca che mangia. Non parla, non ode, non si muove piú. Mangia e piange. Mangia imboccato; piange da solo; senza ragione; o forse perché c’è ancora qualche cosa in lui, un ultimo resto che, pur avendo da settantasei anni principiato a morire, non vuole ancora finire.”

“Non ti sembra atroce restar cosí, per un punto solo, ancora preso nella trappola, senza potersi liberare?”

In trappola da “Novelle per un anno”.

Altro esempio di novella che da sola è un romanzo è “La morte addosso”, conosciuta come “L’uomo dal fiore in bocca”, capolavoro che ho avuto anche la fortuna di vedere a teatro dal vivo recitata da Michele Placido ed in tv recitata da Vittorio Gassmann…

“Io le dico che ho bisogno d’attaccarmi con l’immaginazione alla vita altrui, ma cosí, senza piacere, senza punto interessarmene, anzi… anzi… per sentirne il fastidio, per giudicarla sciocca e vana, la vita, cosicché veramente non debba importare a nessuno di finirla. E questo è da dimostrare bene, sa? Con prove ed esempii continui a noi stessi, implacabilmente. Perché, caro signore, non sappiamo da che cosa sia fatto, ma c’è, c’è, ce lo sentiamo tutti qua, come un’angoscia nella gola, il gusto della vita, che non si soddisfa mai, che non si può mai soddisfare, perché la vita, nell’atto stesso che la viviamo, è cosí sempre ingorda di sé stessa, che non si lascia assaporare. Il sapore è nel passato, che ci rimane vivo dentro. Il gusto della vita ci viene di là, dai ricordi che ci tengono legati. Ma legati a che cosa? A questa sciocchezza qua… a queste noje… a tante stupide illusioni… insulse occupazioni… Sí sí.”

La morte addosso da “Novelle per un anno”.

Come ho scritto all’inizio è una causa persa recensire queste novelle, qualsiasi cosa potessi aggiungere per magnificarle risulterebbe sempre insulsa al loro cospetto; certe mi hanno colpito per la loro drammaticità , altre per la loro ironia, alcune mi hanno fatto piangere ed arrabbiare, alcune ridacchiare sotto i baffi, una cosa però le accomuna tutte, contengono quella verità universale che cambia di forma ma non di sostanza nel corso dei secoli, in tutte emerge quel seme di genio dell’autore che gli permette di vedere più della gente comune e di saperlo esprimere a parole in modo egregio.

Riporto qui alcune citazioni sparse, conscia che sono riduttive e che l’unica citazione davvero consona sarebbe ricopiare pari pari tutte le novelle per intero. Ovviamente vi invito a leggerle, ascoltarle, masticarle, rileggerle…Queste opere sicuramente non rasserenano ma ci fanno capire la vita.

“io stesso avevo già sperimentato, tutto quel giorno, che non hanno alcun fondamento di realtà quelli che noi chiamiamo i nostri ricordi. Quel povero dottor Palumba credeva di ricordare… S’era invece composta una bella favola di me! Ma non me n’ero composta una anch’io, per mio conto, ch’era subito svanita, appena rimesso il piede nel mio paesello natale? Gli ero stato un’ora di fronte, e non mi aveva riconosciuto. Ma sfido! Vedeva entro di sé Carlino Bersi, non quale io ero, ma com’egli mi aveva sempre sognato.”

I nostri ricordi da “Novelle per un anno”.

“Da una ventina d’anni il Colacci si alza a ogni fine di seduta per inneggiare alla Scienza, per inneggiare alla luce, mentre i lumi si spengono, e propone la sospensiva su ogni progetto, in vista di nuovi studii e di nuove scoperte. Cosí noi siamo salvi, amico mio! Tu puoi star sicuro che la Scienza, a Milocca, non entrerà mai. Hai una scatola di fiammiferi? Cavala fuori e fatti lume da te.”

Le sorprese della scienza da “Novelle per un anno”

“Chi vuole, caro signore, che capisca un’acca della sua commedia, tra tutta questa gente qui? Non se ne curi, però. Basterà si sappia che lei l’ha letta nel salotto intellettuale della Venanzi. Ne parleranno i giornali. Il che, al giorno d’oggi, vuol dire tutto.”

“ «E che vita è mai quella ch’egli vive? Una continua stomachevole finzione! Non uno sguardo, non un gesto, non una parola, sinceri. Non è piú un uomo: è una caricatura ambulante. E bisogna ridursi a quel modo per aver fortuna, oggi?» Sentiva, cosí pensando, un profondo disgusto anche di sé, vestito e pettinato alla moda, e si vergognava d’esser venuto a cercare la lode, la protezione, l’ajuto di quella gente che non gli badava.”

Il sonno del vecchio da “Novelle per un anno”

“Le bestie non premeditano. Se s’appostano, il loro agguato è parte istintiva e naturale della loro naturalissima caccia, che non le fa né ladre né assassine. La volpe è ladra per il padrone della gallina: ma per sé la volpe non è ladra: ha fame; e quand’ha fame, acchiappa la gallina e se la mangia. E dopo che se l’è mangiata, addio, non ci pensa piú.”

La distruzione dell’uomo da “Novelle per un anno”.

“ Il male era che non comprendevo che altro è ragionare, altro è vivere. E la metà, o quasi, di quei disgraziati che si tengon chiusi negli ospizii, non sono forse gente che voleva vivere secondo comunemente in astratto si ragiona? Quante prove, quanti esempii potrei qui citare, se ogni savio oggi non riconoscesse tante cose che si fanno nella vita, o che si dicono, e certi usi e certe abitudini esser proprio irragionevoli, dimodoché è matto chi li ragioni.”

Quand’ero matto da “Novelle per un anno”

“«Quell’essenza?» pensò adesso. «Che vuol dire? Quella certa cosa “che è”, innegabilmente, per la quale io, mentre sono vivo, differisco da me quando sarò morto. È chiaro! Ma questa essenza dentro di me è per se stessa o in quanto io sono? Due casi. Se è per sé, e soltanto dentro di me si rende cosciente di se stessa, fuori di me non avrà piú coscienza? E che sarà dunque? Qualche cosa che io non sono, che essa medesima non è, finché mi rimane dentro. Andata fuori, sarà quel che sarà… seppure sarà! Perché c’è l’altro caso: che essa cioè sia in quanto io sono; sicché, dunque, non essendo piú io…»”

L’illustre estinto da  “Novelle per un anno”

“Compresi ch’era la mano d’un malato povero, perché, quantunque accuratamente lavata come l’igiene negli ospedali prescrive, serbava tuttavia nella gialla magrezza un che di sudicio, indetersibile; che non è sudicio propriamente nella mano dei poveri, ma quasi la pàtina della miseria che nessun’acqua mai porterà via.”

“Levava di tanto in tanto sotto le coperte un ginocchio. La mano, dapprima inerte, si alzava con le dita tremolanti e quasi vagava su quel ginocchio levato, in una carezza intorno, che non era certo rivolta al ginocchio.”

“Povera mano, tu cosí gialla, cosí macra, con quel segno d’amore? Eh no! Di morte. Su un letto d’ospedale, non si sposa che in previsione della morte.”

La mano del malato povero da “Novelle per un anno”

“Arrivò cosí ai sessant’anni.
Allora la tensione, in cui per tanto tempo aveva tenuto lo spirito, d’un tratto si rilasciò.
Marco Picotti si sentí placato. Lo scopo della sua vita era raggiunto.
E ora?
Ora poteva morire. Ah, sí, morire, morire: era stufo, nauseato, stomacato: non chiedeva altro! Che poteva piú essere la vita per lui? Senza piú quello scopo, senza piú quell’impegno – stanchezza, noja, afa.
Si mise a vivere fuori d’ogni regola, a levarsi da letto molto prima del solito, a uscire di sera, a frequentare qualche ritrovo, a mangiare tutti i cibi. Si guastò un poco lo stomaco, si seccò molto, s’indispettí piú che mai della vista della gente che seguitava a congratularsi con lui del buono stato della sua salute. L’uggia, la nausea gli crebbero tanto, che un giorno alla fine si convinse che gli restava da fare qualche cosa; non sapeva ancor bene quale; ma certamente qualche cosa, per liberarsi dell’incubo che ancora lo soffocava. Non aveva già vinto? No. Sentiva che ancora non aveva vinto”
“Quando si sparse in paese la notizia del suicidio di Marco Picotti, nessuno dapprima ci volle credere, tanto apparve a tutti in contraddizione col chiuso testardo furore, con cui fino alla vecchiezza s’era tenuto in vita.”

L’uccello impagliato da “Novelle per un anno”

” Il valore della sua arte nuova, personalissima, s’è imposto, non già perché sia realmente compreso, ma perché l’imbecillità dei ricchi visitatori delle esposizioni d’arte è stata costretta dalla critica a fermarsi davanti alle sue tele. La critica? Via, una parola, la critica! Una parola che non vive, se non nei calzoni d’un critico. ”

Candelora da “Novelle per un anno”


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martedì 17 maggio 2016

La vergine Azzurra di Tracy Chevalier

image_bookLa Vergine azzurra
Di Tracy Chevalier
Editore: Edizione Mondolibri su licenza Neri Pozza Editore
Lingua: Italiano | Numero di pagine: 317 | Formato: Copertina rigida
Isbn-10: A000020853 | Data di pubblicazione: 01/01/2004

 

Opera prima fallimentare

Ma siamo sicuri che questo è il primo libro della stessa autrice che ha scritto “La ragazza con l’orecchino di perla”?

Come definizione è brutta, lo so, ma a me sembra un libro da donnette… due storie corrono parallele, una ambientata nel passato che è una via di mezzo tra il fantasy e il romanzo storico, l’altra ambientata negli anni novanta che sembra pari pari un romanzetto della collezione Harmony. Personaggi privi di spessore psicologico nonostante le apparenti elucubrazioni della protagonista contemporanea, una storia macabra che si legge solo per la curiosità di vedere come andrà a finire, nell’insieme un abbozzo più che un’opera finita…

Tempo perso.


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